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Il libro è basato su una testimonianza diretta di come si viveva a Maenza e negli altri paesi dei Monti Lepini negli anni Trenta del Novecento. Nel testo si raccontano le tradizioni locali, dal fidanzamento al matrimonio, dalla raccolta dell'uva e del grano alle feste religiose. Piccole storie di donne e di uomini, infarcite di fatiche quotidiane e punteggiate di gioie sincere per le cose semplici della vita; si racconta anche di come gli eventi storici e le conquiste tecnologiche, come ad esempio l'arrivo dell'energia elettrica in gran parte delle case del paese, incidevano e cambiavano la vita della gente. All'epoca Maenza aveva poco meno di tremila abitanti, circa cinquecento famiglie la maggior parte delle quali ricavava tutto ciò che era necessario per vivere da una povera agricoltura collinare. La coltivazione degli olivi e la produzione dell'olio rappresentavano il pezzo forte dell'economia del paese; ma ogni famiglia aveva anche un po' di terra che al prezzo di non poca fatica dava grano, granturco, frutta ed uva per il vino. Tutti avevano poi polli e galline, molti anche un asino e un maiale. La vita era dura, ma non si moriva di fame.